Perché la Canapa Ti Fa Venire la Fame Chimica?

La Scienza Svela il Segreto del 'Buco Nello Stomaco'

È un fenomeno che chiunque abbia sperimentato la cannabis conosce bene: l'improvvisa, irresistibile e talvolta comica voglia di svuotare il frigorifero. Ma dietro l'assalto notturno al pacchetto di patatine fritte non c'è solo un capriccio. C'è una complessa interazione biochimica che coinvolge il sistema endocannabinoide (ECS) e i circuiti della fame nel nostro cervello.

La fame chimica, o munchies, è direttamente collegata al THC (Tetraidrocannabinolo), il principale composto psicoattivo della pianta.

​Quando si assume cannabis, il THC imita i nostri endocannabinoidi naturali e si lega ai recettori CB1 nel cervello. Questi recettori sono presenti in aree che controllano l'umore, la memoria e, crucialmente, l'appetito.

Il THC attiva specificamente i neuroni nel cervello che normalmente si attivano quando si ha bisogno di mangiare (il circuito della fame). In pratica, il THC spegne il segnale che il corpo invia quando è sazio.

Il THC intensifica la nostra capacità di sentire gli odori, e la scienza ci dice che un buon odore è il primo passo verso il desiderio di cibo. Secondo studi scientifici, l'attivazione dei recettori CB1 aumenta la sensibilità olfattiva, rendendo ogni biscotto o pizza incredibilmente più invitante.

Oltre a farci sentire affamati, la cannabis con alto contenuto di THC aumenta il rilascio di dopamina (l'ormone del piacere) quando mangiamo, trasformando ogni boccone, anche il più semplice, in una ricompensa esagerata. Questo rafforza il desiderio di continuare a mangiare, rendendo quasi impossibile lasciare il sacchetto a metà.

​Il CBD (cannabidiolo), non psicoattivo, non provoca la fame chimica; anzi, in alcuni studi ha mostrato di avere l'effetto opposto o di agire come regolatore.

Il CBD non si lega direttamente e fortemente al recettore CB1 come fa il THC, ma può modularlo o agire come "antagonista" inverso. Se il CBD è presente in alte concentrazioni, può limitare la capacità del THC di attivare il CB1 (il recettore della fame), mitigando così i munchies.

Tuttavia il CBD è noto per le sue proprietà antiemetiche (anti-nausea). Sebbene questo non stimoli direttamente la fame, può migliorare l'appetito nei pazienti che soffrono di nausea cronica o indotta da trattamenti (come la chemioterapia), rendendo il cibo più accettabile.

L'effetto dei terpeni, invece, sull'appetito è debole, complesso e dipende dal profilo specifico del terpene e dalla sua interazione con gli altri
composti della pianta.

​In conclusione, la prossima volta che ti ritroverai a sognare patatine a mezzanotte, saprai che non è colpa della tua debolezza, ma di una sofisticata (e affamata) battaglia chimica nel tuo cervello, guidata dal THC che agisce sui recettori CB1 del tuo Sistema Endocannabinoide, mentre il CBD se ne sta in disparte.

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